Secret of Mana: la recensione 24 anni dopo
Secret of Mana è il secondo capitolo della saga del Mana ( uno dei pochi giunti in Europa) uscito originariamente per Super Nintendo nel 1993 e sviluppato da Square.
Il primo capitolo della serie era in realtà uno spin off, rilasciato solo per Game Boy, dell’allora molto più famosa serie di Final Fantasy ma il successo che ottenne portarono i dirigenti della Square a decidere di farne un titolo a se stante.
Secret of Mana, partorito dalla mente di Koichi Ishii, è riconosciuto da tutti gli appassionati come uno dei titoli meglio riusciti del genere dei Jrpg ed è fortemente ricercato da tutti i collezionisti nella sua versione boxata, diventata negli anni praticamente introvabile.
Per fortuna è disponibile dal 2014 una versione per Android e IoS, che vi permetterà di rigiocare questo fantastico gioco con una spesa irrisoria (circa 9.90 euro).
In alternativa, se siete dei possessori di Nintendo Switch, potete recuperare tutti e tre i primi capitoli della serie di Mana acquistando Seiken Densetsu Collection (dal nome giapponese).
Ecco quindi la nostra micro recensione!
Trama di Secret of Mana
Il plot narrativo che fa da sfondo alla vicenza è abbastanza classico: un’antica civiltà altamente sviluppata e tecnologicamente avanzata viene improvvisamente distrutta, lasciando come traccia della sua esistenza passata solamente rovine e leggende.
La più famosa di queste narra di come questo popolo evoluto abbia sfruttato un’energia mistica e infinita, chiamata Mana, per costruire una fortezza volante, la Mana Fortress, come simbolo del loro dominio sulla terra sui cieli.
Questo sconfinamento venne interpretato come una sfida agli dei del mondo che decisero quindi di punire l’arroganza e l’affronto subito inviando un esercito di bestie per distruggere la civiltà umana.

La tipica visual dall’alto di Secret Of Mana
La guerra si concluse solamente con la distruzione della Mana Fortress da parte di un eroe senza nome utilizzando una spada magica, chiamata Mana Sword.
L’avventura comincia anni dopo questi eventi, con un mondo che si sta finalmente riprendendo, nel villaggio di Potos dove tre ragazzi, ignorando gli avvertimenti dell’anziano del villaggio, esplorano una grotta celata da una cascata in cui venne sepolto un antico tesoro.
Questo altri non è che un’arrugginita Mana Sword, dimenticata e ormai senza potere dall’epoca precedente; proprio per cercare di rivitalizzarla, il protagonista inizia un viaggio verso gli otto Mana Temples durante il quale incontrerà una ragazza e un “folletto” con i quali si scontrerà contro l’Impero, intenzionato a dominare tutti i regni.
La narrazione cela molto più di questo, ovviamente, e alcuni colpi di scena sono veramente riusciti ma per non svelare altro vi lascio alle prese con il gioco completo.
Gameplay e sistema di combattimento
Come la maggior parte dei giochi di ruolo giapponesi dell’epoca a 16 bit, la visuale è dall’alto e vi muoverete in un terreno 2D in cui la profondità è ricreata con una leggera inclinazione del piano verticale.
Le schermate che vi troverete ad attraversare sono tutte molto colorate e ricche di dettagli anche se la grafica, allora decisamente di livello alto, risente ovviamente degli anni passati e non va oltre i risultati ottenibili con alcuni software di creazione videogiochi, come il famoso Rpg maker.
Assolutamente magnifiche invece sono le musiche, scritte e dirette da Hiroki Kikuta, al tempo alle prese con il suo primo lavoro come sound designer per Squaresoft, riuscì a stupire tutti con motivetti mai noiosi e che ancora oggi è possibile recuperare in cd musicali dedicati.
Nel gioco controllerete un party di tre personaggi con la possibilità di passare da uno all’altro liberamente (gli altri due verranno mossi dalla IA o, nella versione SNES da un altro giocatore collegato alla console) a seconda della situazione che vi troverete ad affrontare.
Ogni personaggio infatti ha delle abilità particolari, dei punti deboli e dei punti di forza: il protagonista non può usare magie ma è il più bravo con le armi, la ragazza è la tipica guaritrice mentre il folletto sarà il mago del gruppo, con le maggiori abilità nell’uso di magie da combattimento.

Secret of mana presente alcune ambientazioni coloratissme
Ci sono in totale 8 differenti tipologie di armi equipaggiabili e utilizzandole potrete aumentare il livello di capacità di ognuna fino a sbloccare un potente attacco speciale (simile alle limit di FF7); anche le magie utilizzano un analogo sistema di upgrade, con la differenze che prima di poter impararne di nuove dovrete trovare degli spiriti elementali e ottenere il loro supporto.
Il sistema di combattimento è in real time, a differenza della quasi totalità di titoli a 16bit, e nella parte superiore dello schermo troverete una barra che indica la potenza dei vostri attacchi; colpendo l’avversario questa barra si scaricherà e l’efficacia degli attacchi diminuirà, costringendovi a dover attendere alcuni istanti prima di continuare.
Nel complesso i combattimenti sono abbastanza tattici, soprattutto se giocate da soli, ma non per questo risultano noiosi o poco frenetici, vista anche la necessità di passare da un personaggio all’altro per sfruttare per intero le potenzialità del party.
Segnalo la difficoltà di alcuni scontri, soprattutto verso la fine del gioco, che potrebbero scoraggiare alcuni giocatori moderni abituati troppo bene.

Il sistema di combattimento di secret of mana è totalmente in real time
Versioni disponibili
Il gioco originario è stati rilasciato per piattaforma Snes ma, come detto, risulta molto raro e difficile da trovare.
Per fortuna, visto il successo ottenuto, Squaresoft (divenuta poi Square-Enix) ha rilasciato Secret of Mana su molte altre piattaforme; potete recuperare le versioni disponibili sulla virtual console di Wii o la collezione, uscita recentemente, per Nintendo Switch.
Il metodo più veloce per giocare questo capolavoro è acquistare le versioni uscite per dispositivi mobile che, pur essendo dei porting fedeli dell’originale, denotano un livello di attenzione al dettaglio approssimativo soprattutto per quanto riguarda i nuovi menù disegnati per adattarsi all’interfaccia touch (sono veramente bruttissimi) e per il sistema di controllo, che potrebbe risultare snervante per i giocatori meno pazienti (consigliato uno stick analogico da collegare al cellulare).
uno dei migliori jrpg mai creati
trama non molto originale ma assolutamente coinvolgente
musiche indimenticabili
sistema di combattimento intrigante
le versioni mobile risultano a volte poco curate
antagonista non molto carismatico
grafica che sa di già visto
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