Gli anni 80 sono stati per quelli della mia generazione un vero sogno: musica innovativa, cinema rinnovato, mode e movimenti artistici che ancora ora vengono rimpianti.
Anche il mondo dei videogame attuali deve molto a quegli anni, anzi si potrebbe quasi dire che sia nato esattamente allora con i primi pc casalinghi e le prime console.
I nostalgici, quindi, non mancano ed è sfruttando questo sentimento che molti sviluppatori indie hanno rilanciato uno stile artistico dal sapore retrò, chiamato la Pixel Art, che pone le sue fondamenta nella colorazione manuale dei singoli pixel che compongono l’immagine mediante un programma di grafica raster.
I primi esempi di Pixel Art nel mondo dei videogiochi nascono proprio negli anni 80 principalmente per motivi tecnici in quanto la grafica era molto semplice e, a causa della definizione molto bassa, i pixel risultavano molto grandi e visibili.
I personaggi di Chrono Trigger erano creati colorando ogni singolo pixel
Con l’aumento delle risoluzioni disponibili i pixel sono pian piano diventati invisibili, almeno sino quando alcuni digital designer non hanno deciso di riportarli in primo piano nelle loro opere scoprendo che non solo i risultati erano molto soddisfacenti, ma che anche la risposta del pubblico era sopra le aspettative.
Nel mondo dei videogiochi la Pixel Art è cavalcata soprattutto da piccole case sviluppatrici che popolano il panorama indie ma non si tratta solo di una scelta artistica ma anche funzionale: un gioco sviluppato in pixel costa poco, è molto più veloce da realizzare di qualsiasi grafica 3d e nelle mani del giusto artista è possibile ottenere dei risultati favolosi.
Inoltre è possibile creare giochi che possano essere avviati su qualsiasi dispositivo, da un vecchio pc sino ad uno smartphone.
Gli sviluppi tecnologici dei software di grafica moderna permettono ovviamente agli artisti un controllo maggiore sulla colorazione e sul posizionamento del singolo pixel (rigorosamente evitati sistemi automatici) rispetto a quelli degli anni 80 e questo porta a delle realizzazioni dal fortissimo impatto visivo.
Kingdom: New Lands dimostra i risultati che si possono ottenere con la pixel art
Per fare alcuni esempi di videogiochi moderni realizzati con la tecnica della Pixel Art è sufficiente citare Hyper Light Drifter, il superpremiato Shovel Knight, il quasi perfetto Superbrothers: Sword and Sworcery EP, il campione di vendite su Steam Stardew Valley o lo splendido Kingdom: New Lands.
Anche in Italia abbiamo un esponente molto atteso di questo rinato stile grafico; si tratta di Bud Spencer & Terence Hill – Slaps And Beans, finanziabile tramite Kickstarter, che si appresta ad uscire sul mercato dopo aver convinto più di 6000 persone a fare una donazione per completare lo sviluppo.
Bud Spencer & Terence Hill – Slaps And Beans un titolo Pixel Art tutto italiano
Ultimamente anche alcuni grandi produttori del passato si stanno affacciando a questo stile come per esempio Ron Gilbert, padre dei primi due indimenticabili Monkey Island, che per il suo ultimo lavoro Thimbleweed Park ha deciso di affidarsi alla Pixel Art, segno che forse i pixel non sono solo un tuffo nel passato ma potrebbero rappresentare il futuro.
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